Friday, February 9, 2024

 Perdita di Identità

 

Ero una piccolo spiaggia sabbiosa in una vita precedente. Ero felice
e non mi lamentavo mai anche se l’oceano si prendeva ogni libertà con me -
giocava duro in tutte le stagioni e io sopportavo i suoi schiaffi d’acqua,
ingoiavo la sua furia salata, ammassavo stelle marine e alghe
dietro le spalle rocciose mentre i granchi solleticavano la mia pelle.

 

Era bello quando le giornate di sole portavano i bimbi a giocare da me -
Seduti a gambe incrociate, mi trasformavano in castello con torri di

conchiglie e stecchi o mi lisciavano per giocare a biglie. Una volta mi hanno

dato forma di donna con lunghe gambe, un volto senza bocca e telline per occhi.

 

Era ieri o una vita fa quando un cormorano volò da me e si acquattò
sulla roccia, che una volta segnava il mio limite, emettendo grida
stridule alle mie gambe trascinate dentro al possente oceano.

Sento ancora i fischi del vento, il rimbombo di un tuono errante
e il galoppo delle onde che stanno portando via il poco di me rimasto.



---------


Loss of Identity

I was a tiny, sandy beach in a former life. I loved it,
never complained though the ocean had carte blanche on me -
he played rough in all seasons, but I endured water slaps, 
swallowed salty rage, stored sea stars, heaped weeds behind 
my rocky shoulders while crabs tickled my skin.

It was good when sunny days sent children to play with me.
They sat, cross-legged, and made me into a castle with stick-towers
and seashells or patted me smooth to play marbles. Once they shaped

me a woman with legs, a face with no mouth, clams for eyes.


It was yesterday or a life ago when a cormorant flew and perched 
on the rock that used to mark my place, he shrieked to my sand 
legs pulled away and swallowed by him, the mighty ocean.
I still hear the wind's whistles, the breaking of errant thundering,
the heavy galloping of waves taking away what is left of me.

Thursday, May 11, 2023

 Il Mondo di Alina

Alina è una ragazza strana. Lo dicono tutti in famiglia, e in paese la chiamano Strambalina; lei non se ne cura. Legge, legge molto. Quando non legge cammina lungo il fiume, attraversa gli intrichi del bosco e lei tocca, annusa, ascolta e compone storie per chi vuole ascoltare.
Oggi, seduta sulla riva del fiume, raccoglie ciottoli; li sceglie passando le dita sulla levigatezza, li lancia in aria e osserva la loro parabola prima di cadere, percepisce l’eco della musica sepolta tra gli strati.
Fantastica su come ogni ciottolo indossi il costante lavorio di carezze acquee dal fiume, il fluire di tempo e spazio.
Con ciottoli, pensa, può creare ponti stagliati contro il lontano orizzonte, un canto per i viaggiatori disposti ad ascoltare un continuum proteiforme
tra passato e presente. Ne riempie un cestino con quelli più bianchi, lisci, senza crepe, li dipinge con i colori dell’arcobaleno per un mandala.




Alina’s World
Alina is a funny kind of girl. Everyone in the family says it, and in the village they call her Funnyalina; She doesn't care. She reads, reads a lot. When the girl is not reading she walks along the river, crosses the tangles of the forest and touches, smells, listens and composes stories for those who want to listen.
Today, sitting on the river bank, Alina collects pebbles; She chooses them by passing her fingers on their smoothness, throws them into the air and observes their parable before falling, perceives the echo of the music buried in between layers. She fantasizes about how each pebble wears the constant work of water caresses from the river, the flow of time and space. With pebbles, she considers, one can create bridges silhouetted against the distant horizon, a song for travelers willing to listen to a protean continuum between past and present. The girl fills a basket with the whitest, smoothest, crack-free ones, paints them with rainbow colors for a mandala.


Tuesday, February 28, 2023


 Il Mondo di Lily

Avvolta nel suo giaccone a tasche ampie, Lily si recò in cucina per una veloce colazione prima di incamminarsi per la scuola.
Vedere la madre distesa sul divano, accelerò i battiti del cuore. Dalla bocca semiaperta usciva un sibilo e un braccio penzolante sfiorava il tappeto.  Pensò che sua madre ci era ricascata, si era stordita di whiskey prima di crollare sul divano. Con cautela, per non svegliarla, le sistemò le braccia, la coprì con la leggera trapunta e le sfiorò la fronte con un bacio.
In strada fu accolta dai profumi che impregnavano l’aria, dalla primavera che stava conquistando il suo spazio nel cielo di Boston. Camminando con le mani sprofondate nelle tasche, accarezzò i piccoli tesori che passavano da giacche invernali a quelle primaverili; tesori come il piccolo porta spiccioli con le iniziali del padre, la loro foto in un ciondolo. Sentirli tra le mani l’aiutava a proseguire, credere, a donarle quell’espressione sognante con mezzo sorriso e occhi luminosi.  La preoccupazione per la madre si attenuò. Non  beveva più così spesso, erano episodi dilazionati nel tempo, Lily capiva. Da quando il padre non era più con loro, la mamma si sentiva svuotata. Un anno era troppo corto per affrontare la realtà, la solitudine.
Lily aveva superato l’iniziale sconquasso emotivo. Lei vedeva ancora il suo papà e oggi era un giorno speciale perché avrebbe pranzato con lui nel diner vicino al parco; lo facevano sempre il mercoledì da quando aveva cinque anni e ora ne aveva sedici. C’era stata una pausa dolorosa, ma ora era tutto come prima.

In classe, l’insegnante la richiamò più volte per la sua presenza solo fisica. Lily sentiva senza ascoltare persa nell’attesa, nell’eccitazione del suo imminente incontro.
Il suono della campanella la fece balzare dalla sedia; un saluto frettoloso all’insegnante e agli amici e poi di corsa attraverso il parco per arrivare al diner per prima. Ma lui era già in attesa e la strinse in un abbraccio che sapeva di tenerezza, amore, preoccupazione.
Si sedettero nell’angolo più appartato, “lontani dalla pazza folla” citò Lily.
̶  Come va, piccola? Vedo un’ombra nei tuoi occhi. È per la mamma?
̶  Sì! L’ha fatto ancora, papà, ma non succede così spesso. Ha ripreso a lavorare e questo è importante. Se solo potesse vederti…
̶  Lo sai che non è possibile, Lily. Peggiorerebbe le cose. Tu devi aiutarla ad andare avanti.
̶  E noi, papà, possiamo vederci più spesso? Io vivo per questi mercoledì. Mi aiutano ad affrontare ogni singolo giorno, mi danno il coraggio per sostenere la mamma e me stessa.
Vide il volto del padre adombrarsi, come fosse calato un velo di nebbia tra loro. Nei pochi minuti di silenzio, Lily strinse con forza la loro foto nella tasca e riuscì a ricacciare le lacrime che pulsavano sotto le palpebre.
̶  Lily, tesoro, ne abbiamo parlato altre volte. Ci sono difficoltà che devo superare per arrivare al nostro appuntamento; non sono sicuro di poter continuare con i nostri mercoledì. Sono previsti spostamenti, obbligatori, allo scadere dell’anno. Più lontano. Non voglio vedere quell’espressione triste, Lily. Ti prego, sorridi. Se non posso venire, mi sentirai. Sarò sempre presente per te.
Lily deglutì per far scendere il nodo che sentiva in gola. Temeva il momento, era spaventata dall’annunciato allontanamento che da qualche tempo s’insinuava nei loro discorsi.
Parlarono ancora. Meglio dire che Lily lo inondò di parole, progetti, speranze, mentre
continuava a stringere la foto nel tentativo di traslare i loro volti sulla pelle.

Con un sussulto, guardò Jenny, la cameriera, che le stava parlando.
̶  Ciao, Lily. Puntuale come il mercoledì.   
La donna sentì un brivido e si girò. Forse era l’aria che proveniva dalla finestra aperta, pensò. Eppure non c’era un alito di vento.
̶  Allora cosa ti porto, cara?
̶  Il solito: un sandwich al prosciutto, una coca-cola e una birra analcolica. Grazie

Jenny, ancora una volta, come ogni settimana da mesi, frenò l’istinto di chiedere perché ordinasse una birra che restava intatta sul tavolo quando la ragazza se ne andava.  Per motivi che non sapeva spiegare, sentiva che quella domanda avrebbe turbato Lily e infranto quell’aura misteriosa che la avvolgeva.

Friday, February 10, 2023

 https://spillwords.com/escape-from-the-future/


ESCAPE FROM THE FUTURE

written by: Lori Marchesin

 

Jeanine opened her eyes and took in her surroundings slowly because even the slightest movement caused her excruciating pain as if her bones had been broken. Her eyes began to water as an acrid smell hit her nose.
She had to leave that dark place with its single window because water was dripping slowly but persistently down the crumbling walls, making her shudder. She recognized the smell of pine needles that her moist garments gave out, but she was not in a wood; rather, she was in a painter’s studio. Then a recollection began to emerge from the agony. She had resorted to her buddy Jakub for financial assistance because she needed to get away from her abusive husband, who kicked and punched her day in and day out. She could no longer endure the violence; it was a sign of her demise. Jakub offered to assist her, to give her money to flee in exchange for her posing for a portrait.

What’s up, my friend? Why did you abandon me? She attempted to stand.

She got down on her knees and carefully rose to her feet while making cautious motions and gritting her teeth. She searched everywhere but failed to find the shoes. Jeanine felt she had to leave before terror rendered her helpless as her heart was in her throat and she was stumbling and falling. She lacked any means of protection and needed to get away quickly.

A thunderclap, loud and scary like her irate husband’s roars, made her stiffen. In fear and despair, she flung open the door, grabbed the handrail, and descended the stairs while trying to fight back the groans of anguish she was experiencing with each step. She recognized the confined, abandoned alley with uneven stones and water puddles as the location of Jakub’s studio.

Suddenly a hard shove in her back caused her to collapse. Her head hit the ground violently. While calling upon Jakub, she felt blood running down her face and flowing onto the floor. Then nothing.

Jakub awoke abruptly. For a brief moment, he was unaware of the location and the time, but then visions of Jeanine, dead in the alley, began to form in his head. Slowly, he moved his attention to the easel, where he had left the nearly finished painting. At first, to his horror, he saw only a blank canvas. When his heartbeat calmed and his eyes were no longer engulfed in nightmarish imagery, he saw the red and white brushstrokes that captured Jeanine’s fear: with just a few minor elements still to be added, the painting would be complete. He would call it – Escape from the Future –

He gasped as he heard a gentle knock. Jeanine stood at the doorway in her coat, hat, and purse.
“I’m all set. My friend will drive me to a secure location. I’m frightened by your portrait because, without your assistance, Jakub, that is exactly where and how I’d be.”

Saturday, February 4, 2023


La Terra dall’Alba dei Tempi
Non so quando sono nata.
Da sempre ricordo il calore del sole sulla pelle
coperta di praterie, distese d’acqua, boschi
e da croste cristalline di ghiacciai con venature smeraldo
e viola che, titaniche, resistono agli strali infuocati.
Tempo fa fecero di me una statua di pietra e calce; animali
e uomini cominciarono a danzare dentro, intorno a me.
Io faccio il mio lavoro; quando la luna mi cosparge di levità striate
di luce e ombre, sprofondo nel sonno o mi risveglio
in albe che profumano di nuove nascite.
Perché la vita scorre dalla mia bocca di pietra,
dal mio corpo eroso, da tutti i pori che assorbono
linfa e la dispensano su spartiti di musica che il vento
trasporta ad ogni latitudine in lembi di cielo, melodie
con il sapore di felicità che indugia in gola, il profumo
che stordisce la mente.
Io sono spazio e tempo, ma negli squarci che solcano
il mio volto, scorre il tormento del tempo
e il mio corpo è una sbiadita effigie di quella che ero.
-------------------
The Earth since the Dawn of Time
I don't know when I was born.
I felt, still feel the warmth of the sun on my skin
covered with grasslands, expanses of water, woods
and crystalline crusts of glaciers with emerald
and purple veins that, titanic, resist to fiery javelins.
Long ago they made me a statue of stone and lime;
animals and men started dancing inside, around me.
I still do my job; when the moon sprinkles me with levity streaked
with light and shadows, I sink into sleep or wake up
in sunrises that smell of new births.
Because life still flows from my stony mouth,
from my eroded body, from all the pores
that absorb life and dispense it on scores of music
the wind carries to every latitude in sky strips, melodies
with the taste of happiness lingering in the throat,
the scent suffusing the mind.
I am space and time, but in the gashes that furrow
my face, the torment of time flows
and my body is just a faded effigy of what I used to be..
 










 

Thursday, January 12, 2023

 



Aperture

La porta è nata dal desiderio di aprire
mondi che l'uomo cerca di chiudere.
Lei è la saggezza
la portinaia del cielo e della terra.
La porta chiacchiera con le finestre,
contratta aperture più lunghe
quando sono in sciopero
barricate dietro le veneziane,
confuta il loro diritto esclusivo di respirare
e diffondere luce,
(in fondo sono nate come appendici).
La porta è il parapetto del ponte terreno dell'uomo
che si sofferma per guardare tempeste blu,
per lasciare che l'aria aggrovigli i capelli,
per raccogliere le nuvole nel frutteto del cielo
e lasciare che la pioggia lavi impronte disorientate
per incamminarsi lungo nuovi percorsi di vita.

------------------

Opening
The door was born out of longing
for entrances
to worlds man tries to shut out.
She is wisdom,
she is the porter of sky and earth.
The door chats with windows, bargains
longer openings when they are on strike
and barricade behind Venetian blinds,
she confutes their sole right to breathe
and spread light, ( after all they were born
as an appendix).
The door is the parapet of man's earthly bridge--
he leans on her to watch blue storms,
to let air tangle combed hair,
to pick clouds in the sky's orchard
and have rain wash disoriented footprints
to step on the threshold of life's new paths.

Sunday, January 8, 2023

 




Prima e Dopo
In giorni come questi
invoco la nebbia
per avvolgere i pensieri
in ovattata nullità
poi un giglio
dai petali soffici
come le dita del bimbo
che lo dona
accende il sole

-------------
Before and After
On days like these
I invoke the fog to wrap thoughts
in muffled nothingness
then a lily
with soft petals
like the fingers of the child
who gives it to me
lights up the sun