Il Potere delle Parole
New Wingtips
of Poetry and Art
Monday, January 13, 2025
Sunday, January 5, 2025
Allora cosa è Amore?
il battito di due cuori che risuonano insieme,
come un'armonia che sfida il tempo.
È il vento
che abbraccia le onde,
muovendo le maree,
un intreccio di forza e tenerezza.
È camminare insieme,
sotto un temporale,
la promessa silenziosa di non lasciarti mai.
È la danza
silenziosa delle foglie d'autunno,
che si offrono alla terra
perché la vita possa rinascere.
È un sorriso
che parla più di mille parole,
un seme che, nel buio,
attende il calore per germogliare.
L'amore non
si spezza sotto il peso delle difficoltà:
diventa forza, un ponte
verso ciò che sembrava irraggiungibile.
È il cielo
che ogni notte si veste di stelle,
un abbraccio che non chiede nulla.
L'amore è
accogliere senza giudizio,
è la linfa che scorre nei rami della vita,
l'energia che ci spinge a lottare,
a credere e sperare.
E ogni nascita è un'eco d'infinito,
è Amore che prende forma e respiro.
And then what is Love?
the rhythm of two hearts beating as one,
a harmony defying time.
It is the wind embracing the waves,
stirring the tides,
a union of strength and tenderness.
It is walking hand in hand
in a thunderstorm,
a silent promise never to let go.
It is the quiet dance of autumn leaves,
offering themselves to the earth
so that life may bloom again.
It is a smile that speaks louder than a thousand words,
a seed waiting in darkness,
longing for warmth to sprout.
Love does not break under the weight of challenges:
it becomes strength, a bridge
to what once seemed unattainable.
It is the sky dressing itself in stars each night,
an embrace asking for nothing.
Love is acceptance without judgment,
the lifeblood flowing through the branches of life,
the energy urging us to fight,
to believe and hope.
And the birth of a child is a true miracle,
it is Love that takes shape and breath.
Friday, February 9, 2024
Perdita di Identità
Ero una piccolo spiaggia sabbiosa in una vita
precedente. Ero felice
e non mi lamentavo mai anche se l’oceano si prendeva ogni libertà con me -
giocava duro in tutte le stagioni e io sopportavo i suoi schiaffi d’acqua,
ingoiavo la sua furia salata, ammassavo stelle marine e alghe
dietro le spalle rocciose mentre i granchi solleticavano la mia pelle.
Era bello quando le giornate di sole
portavano i bimbi a giocare da me -
Seduti a gambe incrociate, mi trasformavano in castello con torri di
conchiglie e stecchi o mi lisciavano per
giocare a biglie. Una volta mi hanno
dato forma di donna con lunghe gambe, un
volto senza bocca e telline per occhi.
Era ieri o una vita fa quando un cormorano
volò da me e si acquattò
sulla roccia, che una volta segnava il mio limite, emettendo grida
stridule alle mie gambe trascinate dentro al possente oceano.
Sento ancora i fischi del vento, il rimbombo
di un tuono errante
e il galoppo delle onde che stanno portando via il poco di me rimasto.
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Loss of Identity
I was a tiny, sandy beach in a former life. I
loved it,
never complained though the ocean had carte
blanche on me -
he played rough in all seasons, but I endured
water slaps,
swallowed salty rage, stored sea stars, heaped
weeds behind
my rocky shoulders while crabs tickled my
skin.
It was good when sunny days sent children to
play with me.
They sat, cross-legged, and made me into a
castle with stick-towers
and seashells or patted me smooth to play marbles. Once they shaped
me a woman with legs, a face with no mouth,
clams for eyes.
It was yesterday or a life ago when a
cormorant flew and perched
on the rock that used to mark my place, he
shrieked to my sand
legs pulled away and swallowed by him, the
mighty ocean.
I still hear the wind's whistles, the breaking
of errant thundering,
the heavy galloping of waves taking away what
is left of me.
Thursday, May 11, 2023
Il Mondo di Alina
Tuesday, February 28, 2023
Il Mondo di Lily
Avvolta nel suo giaccone a tasche ampie, Lily si
recò in cucina per una veloce colazione prima di incamminarsi per la scuola.
Vedere la madre distesa sul divano, accelerò i battiti del cuore. Dalla bocca
semiaperta usciva un sibilo e un braccio penzolante sfiorava il tappeto. Pensò che sua madre ci era ricascata, si era
stordita di whiskey prima di crollare sul divano. Con cautela, per non
svegliarla, le sistemò le braccia, la coprì con la leggera trapunta e le sfiorò
la fronte con un bacio.
In strada fu accolta dai profumi che impregnavano l’aria, dalla primavera che
stava conquistando il suo spazio nel cielo di Boston. Camminando con le mani
sprofondate nelle tasche, accarezzò i piccoli tesori che passavano da giacche
invernali a quelle primaverili; tesori come il piccolo porta spiccioli con le
iniziali del padre, la loro foto in un ciondolo. Sentirli tra le mani l’aiutava
a proseguire, credere, a donarle quell’espressione sognante con mezzo sorriso e
occhi luminosi. La preoccupazione per la
madre si attenuò. Non beveva più così
spesso, erano episodi dilazionati nel tempo, Lily capiva. Da quando il padre
non era più con loro, la mamma si sentiva svuotata. Un anno era troppo corto
per affrontare la realtà, la solitudine.
Lily aveva superato l’iniziale sconquasso emotivo. Lei vedeva ancora il suo
papà e oggi era un giorno speciale perché avrebbe pranzato con lui nel diner
vicino al parco; lo facevano sempre il mercoledì da quando aveva cinque anni e
ora ne aveva sedici. C’era stata una pausa dolorosa, ma ora era tutto come
prima.
In classe, l’insegnante la richiamò più volte per la
sua presenza solo fisica. Lily sentiva senza ascoltare persa nell’attesa,
nell’eccitazione del suo imminente incontro.
Il suono della campanella la fece balzare dalla sedia; un saluto frettoloso
all’insegnante e agli amici e poi di corsa attraverso il parco per arrivare al
diner per prima. Ma lui era già in attesa e la strinse in un abbraccio che
sapeva di tenerezza, amore, preoccupazione.
Si sedettero nell’angolo più appartato, “lontani dalla pazza folla” citò Lily.
̶ Come va, piccola? Vedo un’ombra nei
tuoi occhi. È per la mamma?
̶ Sì! L’ha fatto ancora, papà, ma non
succede così spesso. Ha ripreso a lavorare e questo è importante. Se solo
potesse vederti…
̶ Lo sai che non è possibile, Lily.
Peggiorerebbe le cose. Tu devi aiutarla ad andare avanti.
̶ E noi, papà, possiamo vederci più
spesso? Io vivo per questi mercoledì. Mi aiutano ad affrontare ogni singolo
giorno, mi danno il coraggio per sostenere la mamma e me stessa.
Vide il volto del padre adombrarsi, come fosse calato un velo di nebbia tra
loro. Nei pochi minuti di silenzio, Lily strinse con forza la loro foto nella tasca
e riuscì a ricacciare le lacrime che pulsavano sotto le palpebre.
̶ Lily, tesoro, ne abbiamo parlato altre
volte. Ci sono difficoltà che devo superare per arrivare al nostro appuntamento;
non sono sicuro di poter continuare con i nostri mercoledì. Sono previsti
spostamenti, obbligatori, allo scadere dell’anno. Più lontano. Non voglio
vedere quell’espressione triste, Lily. Ti prego, sorridi. Se non posso venire,
mi sentirai. Sarò sempre presente per te.
Lily deglutì per far scendere il nodo che sentiva in gola. Temeva il momento,
era spaventata dall’annunciato allontanamento che da qualche tempo s’insinuava
nei loro discorsi.
Parlarono ancora. Meglio dire che Lily lo inondò di parole, progetti, speranze,
mentre
continuava a stringere la foto nel tentativo di traslare i loro volti sulla
pelle.
Con un sussulto, guardò Jenny, la cameriera, che le
stava parlando.
̶ Ciao, Lily. Puntuale come il mercoledì.
La donna sentì un brivido e si girò. Forse era l’aria che proveniva dalla
finestra aperta, pensò. Eppure non c’era un alito di vento.
̶ Allora cosa ti porto, cara?
̶ Il solito: un sandwich al prosciutto,
una coca-cola e una birra analcolica. Grazie
Jenny, ancora una volta, come ogni settimana da mesi, frenò l’istinto di
chiedere perché ordinasse una birra che restava intatta sul tavolo quando la
ragazza se ne andava. Per motivi che non
sapeva spiegare, sentiva che quella domanda avrebbe turbato Lily e infranto
quell’aura misteriosa che la avvolgeva.
Friday, February 10, 2023
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ESCAPE FROM THE FUTURE
written by: Lori Marchesin
Jeanine opened her eyes and took in her surroundings slowly because even the slightest movement caused her excruciating pain as if her bones had been broken. Her eyes began to water as an acrid smell hit her nose.
She had to leave that dark place with its single window because water was dripping slowly but persistently down the crumbling walls, making her shudder. She recognized the smell of pine needles that her moist garments gave out, but she was not in a wood; rather, she was in a painter’s studio. Then a recollection began to emerge from the agony. She had resorted to her buddy Jakub for financial assistance because she needed to get away from her abusive husband, who kicked and punched her day in and day out. She could no longer endure the violence; it was a sign of her demise. Jakub offered to assist her, to give her money to flee in exchange for her posing for a portrait.
What’s up, my friend? Why did you abandon me? She attempted to stand.
She got down on her knees and carefully rose to her feet while making cautious motions and gritting her teeth. She searched everywhere but failed to find the shoes. Jeanine felt she had to leave before terror rendered her helpless as her heart was in her throat and she was stumbling and falling. She lacked any means of protection and needed to get away quickly.
A thunderclap, loud and scary like her irate husband’s roars, made her stiffen. In fear and despair, she flung open the door, grabbed the handrail, and descended the stairs while trying to fight back the groans of anguish she was experiencing with each step. She recognized the confined, abandoned alley with uneven stones and water puddles as the location of Jakub’s studio.
Suddenly a hard shove in her back caused her to collapse. Her head hit the ground violently. While calling upon Jakub, she felt blood running down her face and flowing onto the floor. Then nothing.
Jakub awoke abruptly. For a brief moment, he was unaware of the location and the time, but then visions of Jeanine, dead in the alley, began to form in his head. Slowly, he moved his attention to the easel, where he had left the nearly finished painting. At first, to his horror, he saw only a blank canvas. When his heartbeat calmed and his eyes were no longer engulfed in nightmarish imagery, he saw the red and white brushstrokes that captured Jeanine’s fear: with just a few minor elements still to be added, the painting would be complete. He would call it – Escape from the Future –
He gasped as he heard a gentle knock. Jeanine stood at the doorway in her coat, hat, and purse.
“I’m all set. My friend will drive me to a secure location. I’m frightened by your portrait because, without your assistance, Jakub, that is exactly where and how I’d be.”
Saturday, February 4, 2023